sabato 7 maggio 2011

Via Giulia e i progetti per deridere il processo democratico

Apprendiamo dala stampa del 6 maggio che sette progetti per la "riqualificazione" di via Giulia - vicolo della Moretta di Roma sono esposti al pubblico per tre giorni, dal 6 al 9 maggio, presso l'Auditorium Parco della Musica (che non ne dà nemmeno notizia nel proprio sito web), dunque in una sede ben lontana dai residenti.
 

Se qualche cittadino visita la mostra, può esprimere la propria preferenza per uno dei progetti, e poi una Commissione deciderà quale costruire. 
Visto però che i progettisti sono stati scelti a monte dalla Commissione stessa, secondo la "moda" architettonica corrente e senza nessun input pubblico, tutto il processo manca di democrazia dall'inizio. E' inoltre ben noto che lo studio del professor Marconi per la ricostruzione filologica degli antichi palazzi che insistevano sull'area, inizialmente incaricato dal Comune, è stato messo da parte senza spiegazioni, e ciò rende il quadro ancora più nebuloso.

Nonostante le forti e dettagliate critiche già pubblicate da più parti contro tale procedura e soprattutto contro i progetti stessi, la Commissione va avanti in tutta fretta senza rispondere alle obiezioni, che, nell'ordine, sono: il "pensiero unico" sottinteso allo stile modernista e stravagante di tutti i progetti pre-selezionati; la loro incongruenza con il centro di Roma, che rischia di aggiungere una nuova ferita al tessuto storico dell'Urbe; la distruzione dei reperti romani trovati durante gli scavi per la realizzazione di un parcheggio al di sotto delle nuove costruzioni ideate dai progettisti pre-selezionati; la dannosità urbanistica di tali parcheggi, che contribuiranno ad attirare ulteriore traffico sul Lungotevere, già trasformato in autostrada urbana; il pericolo di infiltrazioni d'acqua e di indebolimento strutturale per gli edifici vicini; l'offesa alla deontologia professionale di tutta la procedura; l'offesa al diritto allo spazio di chi lo vive, cioè i residenti, i romani tutti, e chiunque ami la città di Roma.

La progettazione partecipativa deve seguire alcune regole precise: ad es. coinvolgere il pubblico e gli utenti fin dall'inizio dei progetti; seguire la progettazione dei volumi edilizi e degli spazi pubblici con un team di partecipanti selezionati dai residenti locali; ecc. Mostrare invece dei rendering fatti e finiti, e sperare che qualche visitatore casuale di una mostra seminascosta e della durata di tre giorni esprima il suo parere, non è né partecipazione, né progettazione democratica, ma una presa in giro che getta un'ulteriore grave ombra sulla gestione della Capitale e del suo patrimonio storico-urbanistico.

Gruppo Salingaros
www.grupposalingaros.net

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